A Casa di Lucia | GEORGE ORWELL
24848
post-template-default,single,single-post,postid-24848,single-format-standard,theme-bridge,bridge-core-1.0.2,no-js,woocommerce-no-js,ajax_fade,page_not_loaded,,vertical_menu_enabled,qode-title-hidden,side_area_uncovered_from_content,transparent_content,columns-4,qode-theme-ver-18.0.4,qode-theme-bridge,disabled_footer_top,wpb-js-composer js-comp-ver-5.7,vc_responsive

GEORGE ORWELL

«Non è tanto importante restare vivi, ma restare umani che è importante. Ciò che conta è non tradirci a vicenda.» (George Orwell,1984)

George Orwell che altro non è che lo pseudonimo di Eric Arthur Blair, è vissuto tra il 1903 e il 1950 ed il 21 gennaio, a soli 46 anni, si è spento nella sua casa di Londra.
Orwell è stato uno scrittore, giornalista, saggista, attivista e critico letterario e opinionista politico e culturale, oltreché prolifico saggista e attivista politico-sociale, considerato uno dei maggiori autori di prosa in lingua inglese.
Un po’ come Hemingway, Orwell ha fatto della sua vita un’esperienza e un viaggio attraverso la conoscenza che ha saputo trasporre in maniera geniale nei romanzi che lo hanno reso famoso (mi riferisco in particolare a “La fattoria degli animali” e a “1984”) e in tutte le opere successive. Frugando tra le righe dei suoi racconti, è possibile scorgere le esperienze di vita vissuta che li hanno preceduti (o, al contrario, scrutando la sua vita è possibile trovarne le tracce in tutti i suoi romanzi).
Procediamo con ordine.
Orwell nacque a Motihari, Bihar, in India, da una famiglia di origini scozzesi, facente parte della borghesia alto-bassa. Suo padre di origini anglo-indiane era funzionario dell’amministrazione britannica in India, dove la famiglia si destreggiava tra l’effettiva scarsità di mezzi e la salvaguardia delle apparenze.
Studiò in Inghilterra. Nel 1904, si trasferì con la madre Ida e la sorella Marjorie Frances, nell’Oxfordshire, dove si iscrisse al college St. Cyprian di Eastbourne, un collegio cattolico dal quale uscì con una borsa di studio e un forte complesso d’inferiorità per le umiliazioni e lo snobismo subiti negli anni da parte dei compagni di studio, che trasfuse nei confronti di tutta la società del Regno Unito del suo tempo. Probabilmente il suo ateismo dipese anche da questa esperienza.
Nel 1917 entrò all’Eton College, che frequentò per quattro anni, e dove ebbe per insegnante Aldous Huxley alle cui opere si ispirerà per “1984”, il suo romanzo più celebre.
Tuttavia nel 1922 lasciò gli studi per seguire le orme paterne e, tornato in India, si arruolò nella Polizia Imperiale in Birmania. Fu un’esperienza traumatica per il giovane Orwell, diviso fra il disgusto per l’arroganza imperialista e la funzione repressiva che il suo ruolo gli imponeva, finché il 1º gennaio 1928 si dimise: da questa vicenda trarrà ispirazione per alcuni memorabili saggi e il romanzo “Giorni in Birmania”, che pubblicherà alcuni anni dopo, nel 1934.
Dopo le dimissioni dalla polizia imperiale partì per Parigi: voleva osservare con i propri occhi i bassifondi delle grandi metropoli europee. Qui iniziò a scrivere, vivendo in condizioni di estrema indigenza. Sopravvisse grazie alla carità dell’Esercito della Salvezza e al lavoro di sguattero in alcuni ristoranti, sobbarcandosi lavori umilissimi, un’esperienza che proseguirà anche in patria e che tradurrà nell’opera “Senza un soldo” a Parigi e a Londra (pubblicata nel 1933).
Ma… la fortuna aiuta gli audaci… e proprio nel 1928 pubblicò il suo primo articolo di successo su Le Monde e, l’anno dopo, si trasferì a Southwold, nel Suffolk, lavorando come recensore per l’Adelphy e il New Statesman and Nation.
Quattro anni dopo, si trasferì nel Middlesex, dove iniziò il lavoro di maestro elementare per varie scuole private, occupazione che poi abbandonò per problemi di salute. L’anno successivo pubblicò “La figlia del reverendo” (1933) e accettò di lavorare part-time in una libreria e insieme come critico di romanzi per il New English Weekly.
Inoltre, su commissione del Left Book Club, un’associazione culturale filosocialista, svolse anche un’indagine nelle zone più colpite dalla depressione economica, indagine che lo porterà, nei primi mesi del 1936, tra i minatori di carbone dell’Inghilterra settentrionale, le cui misere condizioni saranno descritte in “La strada di Wigan Pier”, del 1937.
Nello stesso periodo Orwell pubblicò il romanzo “Fiorirà l’aspidistra”, ispirato alla sua vita di povertà di quegli anni, in cui narra le vicende sentimentali di un aspirante scrittore, impegnato in una battaglia contro i codici della vita borghese.
Trasferitosi a Wallington, affittò in Kits Lane una casa nella quale una stanza era adibita a negozio, noto come The Stores; nel negozio Eric e la sua compagna Eileen O’Shaughnessy, vendevano uova fresche del loro pollaio, bacon, latte delle loro capre e strisce di liquirizia. Proprio a Wallington si trova la “Bury Farm”, la fattoria che, secondo molti, ispirò a Orwell l’ambientazione de “La fattoria degli animali.”
Dopo solo un anno di convivenza sposò Eileen nella chiesa anglicana di Wallington (nonostante entrambi si dichiarassero agnostici). I due non ebbero figli naturali ma adottarono un bambino dandogli il nome di Richard Horatio Blair.
Il matrimonio non fermò la continua ricerca di verità e conoscenza di Orwell.
Scoppiata la guerra civile spagnola, lo scrittore decise di prendervi parte e quindi andò in Spagna a combattere nelle file del Partito Operaio di Unificazione Marxista contro Francisco Franco.
Ma il 20 maggio 1937 Orwell venne ferito gravemente alla gola da un cecchino franchista e fu perciò fatto rientrare a Barcellona. Lì, nel frattempo, il clima politico era cambiato: il POUM e gli anarchici erano stati dichiarati fuorilegge. Nel giugno dello stesso anno Orwell e la moglie, sentendosi in pericolo a causa dei rastrellamenti e dalle fucilazioni sommarie perpetrate dai loro ex compagni comunisti, lasciarono la Spagna quasi clandestinamente e tornarono in Inghilterra.
L’esperienza spagnola diede vita all’opera “Omaggio alla Catalogna” (1938), un diario-reportage contro i comunisti stalinisti spagnoli, da lui accusati di aver tradito lealisti e anarchici spagnoli.
Durante la seconda guerra mondiale lo scrittore si offrì volontario per combattere nell’esercito britannico ma fu respinto come inabile e quindi si arruolò, nel 1940, nelle milizie territoriali della Home Guard, con il grado di sergente che abbandonò l’anno successivo per dirigere il settimanale di sinistra Tribune, che gli aveva affidato una rubrica, As I please (A modo mio).
Trasferitosi a Londra, curò per la BBC una serie di trasmissioni propagandistiche destinate all’India (che avrebbe fornito alla Gran Bretagna e al suo esercito ben due milioni di soldati). Inoltre pubblicò la raccolta di saggi “Il leone e l’unicorno”: il socialismo e il genio inglese (1941) e collaborò alle riviste Horizon, New Statesman and Nation e Poetry London.
Iniziò allora a scrivere La fattoria degli animali che terminerà nel febbraio del 1944, ma, per le chiare allusioni critiche allo stalinismo, molti editori si rifiutarono di pubblicare il racconto (in quel periodo l’Unione Sovietica di Stalin era alleata del Regno Unito contro il nazifascismo). Il romanzo sarà pubblicato nel 1945 (stesso anno in cui morì Eileen durante un intervento chirurgico).
Nel febbraio dell’anno seguente si dimise da direttore del Tribune, per impegnarsi come corrispondente di guerra in Francia, Germania e Austria, per conto dell’Observer.
Dal novembre 1946 all’aprile dell’anno successivo, Orwell riprese a scrivere per il Tribune e nel 1947 si stabilì con il figlio a Jura, fredda e disagiata isola delle Ebridi. Era minato dalla tubercolosi e il clima non si confaceva alle sue disperate condizioni di salute, costringendolo a continui ricoveri in sanatorio. Due anni dopo si risposò con Sonia Brownell, redattrice di Horizon, e cominciò a occuparsi della revisione della sua opera più celebre, “1984” (scritta nel 1948), fino al 1950 quando la rottura di un’arteria pose fine alla vita di quest’uomo straordinario.
Polemista lucido e anticonformista, Orwell non risparmiò critiche neanche all’intellighenzia socialista inglese, dalla quale si sentiva profondamente estraneo.
Fu fino alla fine dei suoi giorni un convinto socialista, ma la presa di coscienza, in virtù anche delle tragiche esperienze personali, delle contraddizioni e dei fatali errori della linea politica attuata in Unione Sovietica sotto la dirigenza di Iosif Stalin, lo indusse verso un forte antisovietismo, che lo portò a scontrarsi con buona parte della sinistra europea dell’epoca.
Ciononostante Orwell dedicò l’ultima parte della sua vita e della sua attività politica e intellettuale alla lotta contro il totalitarismo e sempre a favore del socialismo democratico.
«Siamo impegnati in un gioco in cui non possiamo vincere. Alcuni fallimenti sono migliori di altri, questo è tutto.»(1984)



× Ciao!