28 Ott LA LIBERTA’ E’ DONNA
La Statua della Libertà, conosciuta ufficialmente come “Liberty Enlightening the World“, è uno dei monumenti più iconici del mondo e rappresenta un simbolo di libertà e speranza. È non solo un capolavoro artistico e ingegneristico, ma anche un simbolo potente del legame tra Francia e Stati Uniti su suggerimento dello storico francese Édouard René de Laboulaye.
Situata all’ingresso del porto di New York, è stata la prima visione del Nuovo Mondo per milioni di immigrati che giungevano negli Stati Uniti in cerca di una vita migliore. Il progetto scultoreo appartiene a Frédéric Auguste Bartholdi che, per la struttura interna, si rivolse all’ingegnere Gustave Eiffel. Quest’ultimo realizzò uno scheletro interno di ferro per sostenere la statua di rame, permettendo così la stabilità e l’integrità strutturale nonostante le intemperie e i venti forti che caratterizzano la zona del porto di New York.
Bartholdi si ispirò al Colosso di Rodi e concepì la statua come una figura femminile rappresentante Libertas, la dea romana della libertà. La figura tiene una fiaccola nella mano destra e una tavola con la data del 4 luglio 1776 in numeri romani nella mano sinistra, simboleggiando in questo modo la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti.
La statua fu quindi inaugurata il 28 ottobre 1886, in una cerimonia presieduta dal Presidente degli Stati Uniti Grover Cleveland.
Ho ammirato da vicino la Statua della Libertà e quel giorno, mentre mi allontanavo con il traghetto al tramonto, riflettevo sulla scelta di Bartholdi dell’immagine femminile come icona di libertà, indipendenza e speranza.
La libertà delle donne è un tema centrale nelle discussioni sui diritti umani e sul progresso sociale. Sin dai tempi antichi, le donne hanno spesso occupato una posizione subordinata nella società, limitate per cultura e legge in molti aspetti della vita pubblica e privata. Mary Wollstonecraft, con la pubblicazione del suo saggio “A Vindication of the Rights of Woman” nel 1792, ha posto le basi per un movimento femminista che cercava di estendere i diritti universali anche alle donne.
In Italia, le lotte delle donne hanno portato a riforme legislative cruciali, come la legge sul divorzio e quella sulla legalizzazione dell’aborto.
Tuttavia, nonostante questi progressi, la libertà delle donne rimane limitata da numerosi fattori. La violenza di genere è un problema diffuso in tutto il mondo. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, almeno una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della sua vita. In molte culture, le norme sociali continuano a essere una barriera alla libertà delle donne. Pratiche tradizionali come i matrimoni forzati, le mutilazioni genitali femminili e la preferenza per i figli maschi sono esempi di come la cultura possa limitare le libertà femminili. Ma anche nella parte occidentale del mondo, nella nostra stessa Italia, cresce di giorno in giorno il numero delle donne vittime di violenza per mano di uomini concepiti da una società che finge soltanto di essere paritaria. Il “femminicidio” non rappresenta solo l’eliminazione fisica di una donna, ma è il risultato finale di un percorso di subordinazione e discriminazione subito nel tempo.
Quasi ogni giorno il solito scenario passa davanti ai nostri occhi come la pellicola di un vecchio film, sempre troppo attuale.
Due famiglie distrutte, un orco e una vittima.
Il guasto di uomini che non riescono a concepire la partner come un essere libero anche di dire basta. Un guasto che genera mattanza. Il femminicidio in Italia dimostra quanto le dinamiche patriarcali siano radicate.
Siamo circondati da uomini incapaci di accettare la fine di una relazione. Mostri spesso figli di madri che hanno offerto loro un modello femminile sbagliato. Donne-zerbino che hanno accettato abusi, violenze fisiche e psicologiche e che hanno vissuto pensando che questo fosse il loro ruolo nel mondo e all’interno della famiglia. Questi mostri sono cresciuti con l’idea che la moglie, la compagna, la fidanzata sia un oggetto di proprietà che passa da padre a marito. Una donna può essere tradita e lasciata ma una donna non può tradire né lasciare.
In Italia il delitto d’onore è stato abolito solo nel 1981!
Pur essendoci stati progressi normativi e una maggiore consapevolezza pubblica, la libertà delle donne è un traguardo ancora da raggiungere pienamente.
Occorre educare i figli alla parità di genere affinchè si possa realizzare una società in cui la libertà delle donne non sia un’eccezione, ma la norma. Sebbene i progressi compiuti siano indiscutibili, la sensibilizzazione nelle scuole e le campagne pubbliche sono essenziali per decostruire gli stereotipi di genere, promuovere relazioni basate sull’uguaglianza e arrestare in modo efficace la mattanza.
Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle donne.
Il rosso è il colore identificativo della lotta e rappresenta l’amore e la passione che si trasforma in violenza, in male, in sangue.
Il nostro blog sceglie, per tutto il mese di novembre, il colore rosso. Per tutte le donne, per il loro diritto di alzare la voce e di rivoluzionare le discussioni sui loro diritti.
Per il grido muto di chi non c’è più.