A Casa di Lucia | INTERVISTA: L’Arte Presepiale Napoletana
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INTERVISTA: L’Arte Presepiale Napoletana

Zio Alfonso era “laureato” in Presepi: sapeva tutto sulle tradizioni di Natale, sul primo presepe fatto da San Girolamo nel quattrocento e su quello realizzato otto secoli dopo da San Francesco. Per lui via San Gregorio Armeno, strada napoletana dove artisti artigiani fabbricano presepi, era un luogo sacro pari a San Pietro.

In queste poche righe scritte da Luciano De Crescenzo si può intuire quanto sia importante per i napoletani l’arte presepiale. Per questo ho pensato di coinvolgere in una chiacchierata piacevole per il nostro blog un esperto artigiano che si dedica da anni a quest’antichissima arte: Francesco Improta.

Iniziamo: buona lettura!

Ciao Francesco, grazie per la tua gentile disponibilità a quest’intervista. Ci spieghi cosa rappresenta per te il presepe napoletano?

Il presepe napoletano rappresenta tanti aspetti e ricordi legati alla mia vita. La prima risposta che mi viene in mente è che per me il presepe è un modo di pregare. Quando immagino, progetto e costruisco un nuovo presepe, la mente e il cuore sono concentrate sulla preghiera e sul ricordo della nascita di Gesù. Il presepe rappresenta un legame con l’infanzia, con i ricordi più belli e soprattutto alla volontà di voler mantenere viva la tradizione. Credo inoltre che per me il presepe rappresenti la possibilità di donare delle emozioni. Spesso costruisco dei presepi per regalarli ad amici e parenti. Ognuno di questi presepi è pensato e personalizzato per la famiglia che lo riceverà in dono, in ognuno c’è un ricordo, un richiamo ad un’esperienza, ad un bel momento. A volte uso anche materiali che magari sono stati raccolti durante una vacanza o una passeggiata che abbiamo vissuto  insieme. C’è in me la volontà di voler lasciare un ricordo bello e indelebile, che unisca la rappresentazione presepiale con l’amicizia e l’amore per la famiglia.

Abbiamo ospitato qualche anno fa una tua mostra presepiale “A casa di Lucia” e ci hai ricolmati di emozioni. Come nasce questa passione per il presepe?

La passione per il presepe nasce nei primi anni di vita. Durante la mia infanzia ho vissuto con i nonni paterni e insieme a mio nonno e a mio padre abbiamo costruito i primi presepi. Ricordo molto bene le serate trascorse insieme per realizzare tutti i dettagli in sughero per la costruzione delle case e delle botteghe. Ho avuto sempre l’opportunità di costruire presepi durante la mia infanzia e poi ho ricominciato in età adulta con i miei figli. Col trascorrere del tempo ho cercato di apprendere nuove tecniche ma poi negli ultimi anni ho deciso di tornare alla costruzione dei presepi con metodi tradizionali. Ho seguito dei corsi di arte presepiale, alcuni dei quali sono anche disponibili sulle principali piattaforme informatiche ed ho ricominciato a costruire presepi in sughero e legno.

Hai ragione: è sempre più importante ritornare alle vecchie tradizioni. Raccontaci un po’ qual è la cosa più entusiasmante di quest’arte?

L’entusiasmo legato alla costruzione del presepe non ha un momento di particolare enfasi, potrei dirti che l’intero processo è eccitante. La progettazione, la raccolta di idee, di materiale, di fotografie, e soprattutto le tante ore di studio degli stili architettonici che si vogliono realizzare, sono tutte fasi euforiche. L’ultima è sicuramente meno entusiasmante ma altrettanto affascinante perché consente di imparare tantissime cose legate agli aspetti della vita del mondo passato, delle abitudini e degli usi che c’erano anticamente. Dovendo individuare qual è la parte più divertente che mi dona maggiore soddisfazione posso affermare che corrisponde con l’accensione finale delle luci: è quello il momento insieme alla posta dei pastori e alla realizzazione dei dettagli dell’ambientazione in cui mi diverto davvero come quando ero bambino.

Sicuramente la grande passione unita all’entusiasmo della creatività aiuta nel lavoro, ma qual è la fase più difficile e complicata dell’assemblaggio di un presepe?

La parte più complicata nella realizzazione di un presepe è legata sicuramente alla fase della colorazione. La mia affermazione è sicuramente soggettiva in quanto soffro di daltonismo e quindi ho grande difficoltà nella percezione e nel riconoscimento dei colori. I primi tentativi di colorazione che ho fatto da bambino non sono stati dei più entusiasmanti, ma c’è stata sicuramente una maggiore attenzione nel tempo e uno studio approfondito delle tecniche pittoriche che ha contribuito a migliorare le mie competenze. Ho a disposizione un ottimo consulente: come Luca Cupiello chiedeva alla moglie Concetta di sciogliere la colla di buon mattino, io chiedo a mia moglie Angela di aiutarmi a mescolare i colori fino a raggiungere la giusta tonalità per le pietre e per le pareti delle case.

Molto divertente il riferimento al grande Eduardo De Flippo nella sua celebre commedia “Natale in casa Cupiello” che, come te, poteva rinunciare a tutto in questa festività tranne che al presepe. I pastori sono l’anima di un presepe: qual è il personaggio che ami di più e quale vorresti introdurre nelle tue future creazioni?   

Sono una persona molto devota a San Giuseppe e quindi posso rispondere dicendo che è senz’altro lui il mio personaggio preferito. Giuseppe è la rappresentazione dell’uomo lavoratore, mansueto e dedito alla famiglia di cui poco si parla e poco si conosce ma che ha lavorato operosamente e nel silenzio per proteggere la famiglia di Nazareth. Nel futuro mi piacerebbe includere nel presepe non un solo personaggio ma alcuni pastori che facevano parte della tradizione popolare partenopea e di cui si sono perse le tracce e non sono stati più collocati sul presepe. Parlo delle “anime del purgatorio” che tradizionalmente venivano esposte dall’epifania fino alla candelora o di alcuni pastori identificati come “mostri” la cui presenza è da sempre stata legata alle leggende partenopee. Ad esempio il fantasma di Mafalda Cicinelli, i 12 frati incappucciati che attraversano il ponte e rappresentano i 12 giorni tra il Natale e l’epifania o il trascorrere del tempo nei 12 mesi dell’anno. Vorrei concludere augurando a tutti un sereno Natale con una frase che mi è molto cara : “Il più bel presepe è quello che devo ancora costruire”.

E noi del Team Liber di “A casa di Lucia” ti ringraziamo ancora e ti auguriamo un Felice Natale in famiglia Francesco.

“Che sia un Natale con pochi regali ma con tutti gli ideali realizzati.” (Alda Merini)

Per i nostri lettori alcuni scatti dell’arte presepiale di Franscesco Improta.

 

Per conoscere ancor di più la storia del presepe leggi l’articolo della nostra Donatella Pasquariello https://www.acasadilucia.org/2023/12/12/il-presepe/



× Ciao!