A Casa di Lucia | IL DIARIO DI ETTY HILLESUM
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IL DIARIO DI ETTY HILLESUM

“Non sono più scoraggiata, mi sento più forte. Si diventa più forti se si impara a conoscere e ad accettare le proprie forze e le proprie insufficienze. È tutto così semplice e sempre più evidente per me, vorrei vivere abbastanza a lungo per farlo capire agli altri.”

Il suo nome è Esther Hillesum, meglio nota come Etty, nata a Middelburg in Olanda il 15 gennaio 1914, in una famiglia della borghesia intellettuale ebraica. Il suo diario, otto quaderni fittamente ricoperti da una scrittura minuta, narrano la storia di una giovane donna, in un arco di tempo che va dal 1941 al 1942 (l’ultima parte del diario fu scritta dopo il primo mese di prigionia nel campo di Westerbork) due anni di guerra e di oppressione per l’Olanda, ma che diventeranno per Etty un periodo di crescita individuale, in cui esaminerà a fondo i suoi rapporti d’amicizia, di amore, quelli con la famiglia, i colleghi, ma anche le sue riflessioni sull’ebraismo, la passione e gli stati d’animo.

Nel 1941 l’incontro con Julius Spier, fondatore della psicochirologia, terapia analitica che si ispira alla lettura della mano, la cambierà profondamente diventando il centro di tutte le sue emozioni e dei suoi pensieri. Sarà sua allieva, assistente e in seguito amante e compagna intellettuale.
Con S. (nel diario si riferisce a Spier sempre con la sola iniziale) inizia un lungo cammino attraverso la ricerca dell’essenziale e del veramente umano. Matura una sensibilità religiosa raggiungendo un dialogo sempre più intenso con il divino. Ma la sua religione ha un ritmo che non è dettato da chiese o sinagoghe, né da nessuna teologia o dogma, Etty si rivolge a Dio come a sé stessa. Scrive infatti:” Quando prego, non prego mai per me stessa, prego sempre per gli altri, oppure dialogo in modo pazzo, infantile o serissimo con la parte più profonda di me, che per comodità io chiamo Dio.”

La prima parte del diario è un viaggio nel mondo interiore di Etty, che ancora non è dominato completamente dalla minaccia della guerra: irrequietezza e ribellione sono gli stati d’animo che ricorrono frequentemente. Dal febbraio 1941 i nazisti inaspriranno la repressione contro gli ebrei e contro ogni forma di resistenza da parte degli olandesi, privando loro dei diritti civili e della dignità umana.

Nel luglio 1942, mentre Etty, grazie all’interessamento di alcuni amici, iniziò a lavorare come dattilografa in una delle sezioni del Consiglio Ebraico, una ragazzina di nome Anna Frank iniziava a scrivere il suo diario, nascosta in una casa a poche miglia di distanza. 
Quando in quello stesso mese, ad Amsterdam, ebbe luogo la prima grande retata, Etty decise di andare spontaneamente a Westerbork, un campo di smistamento, l’ultima tappa prima di Auschwitz, nella zona orientale dei Paesi Bassi a lavorare nell’ospedale locale per poter rimanere vicina agli ebrei prigionieri. La ragione che portò Etty a quella decisione risiedeva nella convinzione che l’unico modo di rendere giustizia alla vita fosse quella di non abbandonare i suoi simili in pericolo e di usare la propria forza per portare la luce nella vita altrui.
Etty giovane donna straordinaria e complessa, controcorrente, profonda, insaziabile di vita e di amore, piena di ardore ed ironia, quando le venne data la possibilità di salvarsi, lei scelse di condividere lo stesso destino crudele dei genitori, del fratello e delle tante persone confinate a Westerbork: il 7 settembre 1943, Etty salirà sul treno che la porterà ad Auschwitz, dove morirà il 30 novembre del 1943. Dal finestrino di quel treno gettò una cartolina che fu raccolta qualche giorno dopo e spedita al destinatario:” Abbiamo lasciato il campo cantando”.

Il Diario, come anche le Lettere che scrisse in gran parte dal campo di Westerbork e che, invito caldamente a leggere, sono due libri che, nonostante la testimonianza di un pezzo di storia crudele, che tutti noi abbiamo imparato a conoscere e che nulla potrà mai cancellare, sono un vero e proprio inno alla vita, a qualunque costo, in qualsiasi situazione. Nel diario si legge:Sono certa che la vita è bellissima, degna di essere vissuta e ricca di significato. Malgrado tutto. Il che non vuol dire che uno sia sempre nello stato d’animo più elevato e pieno di fede. Si può essere stanchi come cani dopo aver fatto una lunga camminata o una lunga coda, ma anche questo fa parte della vita, e dentro di te c’è qualcosa che non ti abbandonerà mai.”



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