A Casa di Lucia | RESURREZIONE Lev Tolstoj
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RESURREZIONE Lev Tolstoj

La Palestina è un luogo che non si presta a facili descrizioni, territorio non solo carico di diversità è anche e soprattutto caratterizzato da rigide costruzioni sociali edificate all’interno di splendide e contraddittorie città. Nelle lunghe distese desertiche e sulle montagne che da millenni sono a guardia di questi luoghi e dell’umanità nascente, due millenni fa un uomo gentile e profondamente misericordioso discorreva, attraverso parole semplici, ad una folla di uomini e donne rapiti dalla semplicità e profondità dei suoi discorsi.

Pronunciò tra quelle montagne, parole come: “Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli, beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati…”. Quel Dio fattosi uomo, che discorreva con la semplicità dei grandi alle genti che giungevano sulla montagna, ha rappresentato per l’umanità la più grande rivoluzione, il più grande spartiacque della storia del genere umano. Tolstoj, attraverso l’uso sapiente della sua penna, nel 1899 scrisse del protagonista di “Resurrezione”, Nechljudov, e del suo modo di ritrovare la sua strada, di risorgere dalle ceneri di una vita cinica e profondamente egoista, proprio attraverso le letture delle beatitudini, di cui parlò e si fece portatore quel Theós fattosi uomo 2000 anni prima. Una notte il principe Nechljudov ritrova sé stesso proprio leggendo della grande misericordia di Dio nei confronti degli oppressi e degli afflitti. Il principe Nechljiudov quella notte viveva un profondo dolore e conflitto, che aveva avuto origine anni prima quando aveva sedotto e abbandonato una povera cameriera, la quale, una volta scoperto di aspettare un bambino, finì col ritrovarsi sola e senza lavoro, così al fine di poter sopravvivere e poter sfamare il piccolo era stata costretta alla prostituzione. Nechljiudov incontra di nuovo la ragazza per un caso fortuito, anni dopo, in un’aula di tribunale dove è chiamato a giudicarla perché accusata di omicidio premeditato. Il principe, divorato dal rimorso, decide di aiutarla, proponendole anche di sposarlo e seguirla in Siberia, dove verrà condotta in seguito alla condanna. La donna, Katjuscia, non è intenzionata a sposarlo né tantomeno sembra interessata ad essere redenta dal Principe. La redenzione di Katjuscia avverrà comunque sotto i suoi occhi, seppur in modo differente: lei rifiuterà ancora di sposarlo, probabilmente per amore di un compagno di cella, probabilmente per non rovinargli la vita.

Ed è solo a questo punto che Nechljudov si ritroverà dinanzi alle miserie e ai miracoli del mondo, comprensibili solo attraverso non il ragionamento o la giustizia umana, bensì attraverso la fede. Egli stesso, quella notte, risorge dopo Katjuscia, dopo aver inseguito per anni il proprio personale riscatto, non come avrebbe opinato di poter fare: risorge attraverso la lettura del discorso della montagna. Il passo del Vangelo, difatti, riuscirà a risolvere i suoi conflitti interiori, ad abbracciare i fondamentali che vorrebbe fossero al centro della quotidianità di tutto il mondo: compassione, misericordia, giustizia, amore.



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