18 Apr La “pasta co’ meli” di Butera: una tradizione del Venerdì Santo
In provincia di Caltanissetta, affacciato sulla Piana di Gela, sorge in collina un paese ricco di storia e tradizione: Butera. La parte più antica dell’insediamento urbano è quella superiore, detta Butera alta per distinguerla dall’espansione, avvenuta in un secondo momento e quindi più contemporanea, di Butera bassa.
Come tutta la Sicilia, anche questa parte di territorio ha una storia travagliata caratterizzata dalle diverse dominazioni. Proprio ad una di esse, la dominazione araba per l’esattezza, si fa risalire l’origine di un piatto della tradizione buterese: la “pasta co’ meli” (pasta con il miele).
In effetti non ci sono delle fonti certe, ma alcune tracce storiche riportano alla Tunisia, dove è presente una ricetta simile, oltre al fatto di ricondurre le caratteristiche speziate e il mix di sapore dolce e salato proprio al retaggio arabo.
Non si trovano invece ricette simili nemmeno nei territori immediatamente contigui a Butera, rendendo questo piatto davvero unico. La sua preparazione fa parte di una tradizione, un rito direi, appannaggio di due festività del culto religioso considerate estremamente importanti: la Festa di San Giuseppe (soprattutto in occasione delle “Tavolate di San Giuseppe”, imbandite come offerta votiva per grazia ricevuta) e il Venerdì Santo.
Il formato di pasta utilizzato sono gli spaghetti grossi, conditi poi con miele, pane raffermo tostato, mandorle tritate, cannella e buccia d’arancia. Nonostante la presenza della nota dolce data dal miele, è un primo piatto a tutti gli effetti e si può gustare sia caldo che freddo: per questo motivo gli abitanti di Butera consigliano di prepararne sempre in abbondanza, così da gustarla calda appena condita e di conservarne una parte per assaporarla anche fredda in un secondo momento.
All’interno della ricca tradizione culinaria buterese, la pasta col miele è dunque una protagonista indiscussa, anche durante le sagre organizzate nel territorio. Legata ai sapori della sua terra, come le mandorle e le arance, è insomma uno di quei piatti da provare almeno una volta nella vita. Personalmente l’ho gustata anni or sono ormai proprio in occasione di una sagra a Butera il Venerdì Santo; per mio marito, invece, è un sapore che lo riporta ad uno dei suoi affetti più grandi, sua nonna paterna originaria proprio di Butera, che la preparava ogni anno.
Gli ingredienti base sono sempre quelli, ma, essendo una ricetta che si tramanda oralmente di generazione in generazione e le cui origini si perdono nel tempo, ogni famiglia custodisce, per così dire, la propria versione, una “ricetta segreta” le cui dosi non vengono diffuse con facilità.
Per questo motivo, ho scelto di affidarmi a quanto condividono dalla Pro Loco di Butera, che nel confronto con le versioni trovate in diversi ricettari, sul web o avute da persone che conosco, mi sembra quella che più di tutte mantiene le caratteristiche tradizionali di un piatto che merita davvero di essere preparato come una volta.
Ingredienti:
• Pasta: come già accennato, il formato esclusivo sono gli spaghetti, ma la ProLoco di Butera, dopo aver intervestato alcuni anziani del luogo, ha riportato a galla l’uso un tempo di pasta fresca nel formato detto in siciliano dei “maccarruna”, una specie di bucatino fatto a mano;
• Mandorle: non private dalla pellicina, devono essere prima tostate e macinate a grana medio/grossa;
• Miele;
• Mollica: detta in siciliano “muddicata”, si ricava dal pane casereccio raffermo, tostato e macinato anche questo a grana medio/grossa;
• Scorza d’arancia: vengono utilizzate preferibilmente arance locali non trattate, la cui scorza viene prima essiccata, appesa in luogo ventilato ed asciutto. Una volta pronta viene tostata e macinata, ma questa a grana finissima;
• Cannella macinata fresca;
• Acqua e sale per la cottura della pasta.
Come avete visto non ci sono dosi accanto alla lista degli ingredienti, questo perché la tradizione orale non dà indicazioni precise in merito: nella tradizione contadina, infatti, le dosi dipendevano dalla disponibilità degli ingredienti in dispensa. In linea di massima, però, dalle interviste suddette la Pro Loco ha individuato delle proporzioni condivise.
Preparazione:
Nella preparazione bisogna considerare per prima cosa che mollica, miele e mandorle devono essere preparati in egual peso e mescolati insieme; a questo composto occorre poi aggiungere una spolverata di scorza di arancia e cannella. Il peso totale del condimento così ottenuto è importante, perché bisogna preparare un quantitativo di pasta dello stesso peso.
La pasta va cotta e scolata non troppo al dente: è insomma necessario bloccarne la cottura, dal momento che nella tradizione è un piatto che va mangiato anche freddo. Una volta scolata la pasta, va aggiunto e mescolato il condimento preparato in precedenza. Il tutto va poi lasciato a riposare, in modo da dare il tempo agli odori e ai sapori di amalgamarsi tra di loro così che il piatto possa raggiungere la giusta consistenza. Ma non è ancora il momento di servire! Prima bisogna far sciogliere il miele in un pentolino in modo da renderlo fluido al punto da poterlo versare sulla pasta già condita: quest’ultimo step è necessario per ammorbidire l’intero composto.
A questo punto la pasta è pronta per essere gustata, e ricordate di farne sempre un po’ di più da mangiare in un secondo momento.
Il materiale che la Pro Loco di Butera ha pubblicato sulla sua pagina ci ha permesso di ritorvare i procedimenti di una volta, rendendo così disponibile una ricetta dal sapore antico, tornata alla ribalta proprio per la sua contemporaneità. Quest’accattivante contrapposizione di gusti e sapori la inserisce infatti a pieno titolo nelle nuove tendenze gastronomiche.
Non vi resta che prepararla anche voi: buon appetito!
(Foto in copertina tratte da Wikipedia e dalla pagina social della Pro Loco di Butera)
Vi rimandiamo ai link sotto per seguire il fil rouge dedicato alla Pasqua tra libri, viaggi e sapori:
https://www.acasadilucia.org/2025/04/14/resurrezione-lev-tolstoj/
https://www.acasadilucia.org/2025/04/16/la-settimana-santa-in-andalusia/