A Casa di Lucia | GIORNATA MONDIALE EMOJI
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GIORNATA MONDIALE EMOJI

In un mondo che corre veloce molto spesso ci torna utile esprimere un concetto, un sentimento, una risposta in modo rapido o, come oggi potremmo definire, smart.

A sopperire a questo nostro bisogno sono accorse le emoji, che con un simbolo riescono a farci dare una risposta immediata.

Ogni anno il 17 luglio ricorre la Giornata mondiale delle emoji.

Il World Emoji Day avvenne per la prima volta nel 2014 per volere del fondatore di Emojipedia, Jeremy Burge.

Lo stesso giorno ma nell’anno 2002 venne inaugurata l’applicazione Calendario della Apple.

La data, secondo quanto riportato dal New York Times, fa riferimento alla data riportata sull’emoji del calendario che compare sugli iPhone.

Le celebri faccine viaggiano da whatsapp ai social network in modo immediato e racchiudono concetti e stati d’animo.

Tutto ha avuto inizio da uno smile : – ) , ovvero da un sorriso. 

Le emoji sono state inventate nel 1998 dalla compagnia telefonica giapponese NTT DoCoMo e da Shigetaka Kurita, il quale intuì che molti utenti utilizzavano immagini per sms e da lì fu concepita l’idea dell’emoji. 

Kurita realizzò un primo set di 176 emoji, che ora fanno parte di una collezione permanente al Museo di arte moderna (MoMA) di New York, e trasse ispirazione dalle immagini di tutti i giorni.

Le emoji (絵文字) sono delle “faccine” digitali divenute popolari in Giappone verso la fine degli anni ’90. 

Occorre però distinguerle dalle emoticon.

Potrebbero sembrare sinonimi, ma in realtà non lo sono.

Le emoji sono immagini e simboli realistici che si trovano già sui nostri dispositivi, in pratica le classiche faccine gialle.

Gli emoticon, invece, sono nati nel 1982 da Scott Fahlman e sono i simboli che mimano alcune espressioni, realizzati usando i segni di punteggiatura.

Ma si dice “la emoji” al femminile o si usa la forma maschile? L’Accademia della Crusca lascia libera la definizione di genere: online sembra prevalere il genere femminile (la emoji), anche se a volte si usa il genere maschile (l’emoji).

Ci sono moltissime emoji relative al Giappone, in particolare al cibo e alla cultura giapponese. Queste sono le più famose e facilmente identificabili:

🍣 Sushi 

🍜 Ramen 

🗻 Monte Fuji 

⛩️ Torii (il cancello rosso d’ingresso ai templi)

🍡 Dango (una sorta di gnocco giapponese fatto di farina di riso e riso glutinoso)

🍥 Naruto (pasticcio di pesce)

🍘 Senbei (cracker di riso)

🍙 Onigiri (polpetta di riso) 

🍲 Nabe (stufato giapponese)

🎎 Bambole giapponesi: queste bambole ornamentali vengono esposte in occasione dell’Hinamatsuri, o Festa delle Bambole, che si tiene ogni anno i primi di marzo per celebrare la buona salute e la prosperità delle bambine in Giappone.

🎏 Koinobori (maniche a vento a forma di carpa che vengono appese ogni anno a maggio per celebrare la Giornata dei Bambini)

👺 Tengu (un mostro del folclore giapponese che rappresenta la rabbia, il male e la malizia)

🎋 Albero di Tanabata (Tanabata è un festival annuale estivo in cui le persone scrivono i propri desideri su dei cartoncini colorati, noti come tanzaku, e li attaccano su alberi di bambù)

Dalla loro comparsa ad oggi le emoji hanno guadagnato sempre più spazio a scapito di pensieri più lunghi ed articolati, soprattutto con l’avvento degli smartphone, permettendo una comunicazione veloce ed immediata e diventando la modalità preferita per interagire, in particolare tra i giovani. Se tutto questo stia portando ad un arricchimento o ad un impoverimento del linguaggio è una questione dibattuta. E voi? Siete a favore o contro? 😉 



× Ciao!