Un capolavoro che esce dai vincoli artificiosi del romanzo, ampliandosi e trasformandosi al di là di ogni definizione di genere, diventando di volta in volta romanzo storico, cronaca famigliare, trattato storiografico, pamphlet, testo filosofico. Un grande inno alla libertà e alla felicità, un’affascinante partita a scacchi che il conte Tolstòj gioca con il lettore e di cui inventa, pagina dopo pagina, le inedite regole.
Meditato a partire dal 1863, pubblicato a puntate e poi più volte rivisto e riscritto fino alla versione del 1886, Guerra e pace, rappresenta una delle opere più note di Tolstòj e dell’intera letteratura universale. Nelle quasi duemila pagine di altissima scrittura che compongono il libro si narrano le vicende di due famiglie dell’aristocrazia russa, i Bolkònskij e i Ròstov, sullo sfondo della Russia patriarcale e contadina devastata dalle guerre e dell’invasione di Napoleone, ma ancora più sconvolta dall’influsso, borghese e civilissimo, dell’Europa occidentale. Della Grande Russia del XVIII secolo Guerra e pace è infatti il magnifico epos e la struggente elegia.
“Nell’intimo era profondamente convinto che tutto sarebbe andato bene, ma che non si dovesse crederci e tanto meno parlarne; bisognava soltanto fare il proprio lavoro. E questo suo lavoro egli badava a farlo prodigandovi tutte le sue forze. … era uno di quegli ingranaggi che si notano poco, ma che senza stridere e senza far rumore, costituiscono la parte più essenziale di una macchina.”