“Condannato a morte!” è la sentenza.
Prima un corpo imprigionato poi anche una mente, un pensiero che diventa ossessivamente schiavo dell’idea di non esserci più.
Hugo dipinge con le sue parole un quadro atroce.
Quali sono i pensieri di un condannato a morte? Cosa vede? Cosa sente prima che tutto faccia buio?
Il condannato scrive le proprie memorie, per fermare l’attimo, per esorcizzare, per darsi ragione di quel che deve accadere e fino all’ultimo si attacca disperatamente alla speranza che sia solo un incubo.