A Casa di Lucia | MEMORIE DI UNA GEISHA
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MEMORIE DI UNA GEISHA

“Al tempio c’è una poesia intitolata “la mancanza”, incisa nella pietra. Ci sono tre parole, ma il poeta le ha cancellate. Non si può leggere la mancanza, solo avvertirla.”
La voce di Sayuri ci racconta la sua storia: l’infanzia, il rapimento, l’addestramento, la disciplina, in quel Giappone del ‘900 che l’ha resa la geisha più famosa e ricercata.

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Descrizione

Circondate da un’aura di mistero, le geisha hanno sempre esercitato sugli occidentali un’attrazione quasi irresistibile. Ma chi sono in realtà queste donne? Alle domande che queste figure leggendarie suscitano, Arthur Golden ha risposto con un romanzo che conserva l’immediatezza e l’emozione di una storia vera. Che cosa significa essere una geisha lo apprendiamo così dalla voce di Sayuri che ci racconta la sua storia: l’infanzia, il rapimento, l’addestramento, la disciplina – tutte le vicende che, sullo sfondo del Giappone del ‘900, l’hanno condotta a diventare la geisha più famosa e ricercata.

“Mi resi conto di un particolare che avevo sempre trascurato: il punto non era diventare una geisha, ma esserlo. Diventare una geisha… non si poteva certo definirlo uno scopo nella vita; ma esserlo…riuscii a vederlo come un importante passo verso qualcos’altro.”

“Il rimpianto è un tipo di dolore molto particolare; di fronte a esso siamo impotenti. È come una finestra che si apra di sua iniziativa: la stanza diventa gelida e noi non possiamo fare altro che rabbrividire. Ma ogni volta si apre sempre un po’ meno, finché non arriva il giorno in cui ci chiediamo che fine abbia fatto.”

“Noi esseri umani siamo soltanto una parte di qualcosa di molto più grande.
Possiamo schiacciare, camminando, un coleottero o, provocando un banale spostamento d’aria, sospingere una mosca dove probabilmente non sarebbe mai andata.
Se pensiamo a questo stesso esempio, però mettendoci al posto degli insetti e attribuendo all’immenso universo il ruolo giocato da noi, comprendiamo perfettamente di essere soggetti ogni giorno all’influsso di forze che non possiamo controllare, non più di quanto il povero coleottero sia in grado di frenare il nostro gigantesco piede che scende su di lui.
Che cosa possiamo fare?
Dobbiamo utilizzare qualsiasi metodo a nostra disposizione per comprendere i movimenti dell’universo che ci circonda e regolare le nostre azioni in modo da non trovarci a lottare contro le correnti, ma a muoverci in sintonia con esse.”

× Ciao!