Un mosaico di storie e di emozioni da cui emerge la più misteriosa, ammiccante, passionale delle donne: la Parma di Bevilacqua.
“Città femmina”, come la definisce lo scrittore, essa lega con la medesima grazia rievocativa Maria Luigia, scandali di corte e cronache di alcove, follie di ieri e di oggi. Il lettore viene coinvolto in una “festa parmigiana” che non cessa di sorprendere dall’inizio alla fine.
“Perché abbiamo ritenuto che, a condurre la vita, esista un sortilegio, pieno di caducità, a cui è impossibile disobbedire, un disamore che non nasce dalla dissoluzione degli amori e dalle passioni individuali – quelli li abbiamo difesi coi denti – ma da una feroce voracità del tempo che non abbiamo avuto la superbia di sfidare? Perché, di questo questo sortilegio si imbevuta la nostra cultura, il nostro senso del futuro?”