“Provincia e villaggi dell’Abruzzo sono l’ambiente preferito dei romanzi di Jovine. Morte paludi, dove ristagnano le pratiche burocratiche, dove s’aggrovigliano gl’intrighi, le superstizioni, i rancori: dove il gioco dei forti sui deboli può farsi spietato (…). E tuttavia il vento della rivolta si leva a volte su queste torbide acque, e scorre il sangue. L’avvocato Cannvale, proprietario terriero: precocemente invecchiato da una vita mota e rischiosa, e inetto ormai a cercare di vedere chiaro nel caos delle sue proprietà, della sua casa e della sua stessa esistenza; la giovane moglie di lui ambiziosa e scaltra; e Luca Marano, un ragazzo, figlio di poveri, avviato agli studi, che gode della fiducia dei contadini, e sarà quindi lo strumento inconsapevole d’un ignobile raggiro, ma pagherà con la vita la propria ingenua fiducia. Questi i personaggi principali e attorno a essi tuttavia si muove una folla di figure, i contadini: coro e insieme nucleo della vicenda” [Natalia Ginzburg]