Una riflessione sulla natura più profonda dei rapporti umani.
Tre uomini e una donna, unici scampati a un disastro aereo, si ritrovano su un’isola deserta del Pacifico. Lei è giovane, graziosa e sensibile, quanto ai tre uomini, sarebbe difficile immaginare personalità più diverse: un ebreo londinese di antiche origini polacche, colto e raffinato; un ‘self-made man’ ottuso e borioso; il brutale Richards, che ostenta spavaldamente il suo rancore di persona ai margini della società. Sfumata la speranza del salvataggio, si organizza giorno per giorno la nuova vita: un’esistenza primitiva, una lotta per la sopravvivenza in cui non tardano a emergere contrasti e tensioni che cresceranno sino a esiti drammatici.
Fred Uhlman ha scelto il microcosmo dell’isola dopo il naufragio come scenario ideale per una riflessione sui rapporti umani, adombrando, in queste pagine nitide e intense, i tremendi meccanismi della vita nel lager e affidando alla figura della giovane il compito di testimoniare un’umanità fiduciosa, che non si arrende.