A Casa di Lucia | VIAGGIO COL PADRE
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VIAGGIO COL PADRE

Cronaca di una adolescenza, cioè una scoperta del mondo, dalla campagna d’Africa alla guerra, alla Resistenza, ad dopoguerra, nel trascorrere di stagioni e di affetti, durante gli anni più drammatici della storia italiana. Con un montaggio retrospettivo da film, passano rapidi in questa immaginaria autobiografia gli eventi di un passato ancora vivo nel ricordo di tutti. Milano, la periferia di Lambrate, un balcone sulla ferrovia….

Categoria:
Descrizione

Un viaggio di tredici ore in treno può salvare i rapporti in crisi tra nord e sud, tra padre fascista e figlio che si oppone e vuol capire, tra la fedeltà alla moglie e il tradimento degli ideali. Nel viaggio tra Milano e Foggia, dentro il buio della notte ma anche dell’esistenza giovanile e della società, si celebra il processo a una generazione che affollò acriticamente le piazze portando il Paese al baratro. Torna il romanzo di formazione scoperto da Elio Vittorini che così rivelò Castellaneta: una storia sul conflitto generazionale e sulla difficoltà di parlarsi e dirsi tutto quello che non si è mai voluto (o saputo) dire.

 

Un brano del libro

Dormiva. E non che fosse tardi. La notte era appena cominciata, una notte calda di stelle basse, ma le gambe non gli reggevano quelle due ore fermo all’impiedi. Dormiva: raccolto il capo nel braccio ripiegato, i talloni puntati contro il legno dello scompartimento, facendo un ponte con la schiena come nei giochi dei ragazzi. Sussultava, col corpo abbandonato che assecondava il ritmo delle ruote, e avrei voluto tenergli una mano sopra il dorso e sentirlo dormire. Avrei voluto, dico, poiché solo allora mi vidi quel che ero e quel che lui era per me. Avrei voluto tastargli le ginocchia e scoprirle di latte, molli e invecchiate, prima che il viaggio avesse termine e con esso ogni altra occasione. Ma lui dormiva, e un rantolo gli usciva di bocca che metteva pena. E mi pareva abbastanza, questa tenerezza nuova e matura che mi nasceva vicino a lui, perché si facesse pace una buona volta e io tornassi a sentirmi figlio. Era facile crederlo: l’aria entrava a torrenti dal finestrino e mi gonfiava la camicia. Ma il ricordo, una ferita antica e ancora aperta, mi teneva.

“Sorrise di nuovo, questa volta aperto e soddisfatto, e tornò con la schiena alla parete. Il viaggio era appena cominciato ed io ero già battuto. Mi chiedevo in che modo avrei passato tutte quelle ore con lui”

× Ciao!