Chi riattualizzò Machiavelli fu Giuseppe Prezzolini, il quale nel suo saggio scritto nel 1926, con un titolo che definisce un raccordo tra storia e modernità: “Vita di Nicolò Machiavelli Fiorentino,”. Con Machiavelli, secondo Prezzolini, si entra nell’epoca moderna. Proprio in questo scritto si legge: “Savonarola era il Medio Evo, Machiavelli era il tempo moderno che nemmeno i suoi tempi potevano intendere. Savonarola aspettava tutto da Dio, Machiavelli tutto dall’uomo”.
Cultura e politica costituiscono, in Prezzolini, un unicum. La lezione di Machiavelli diventa fondamentale tanto che pubblica nel 1971 un ulteriore testo: “Cristo e/o Machiavelli”. Un lavoro che fece molto discutere e che oggi, se avessimo la forza e il coraggio di riproporlo, acuirebbe il dibattito tra la posizione del mondo cattolico e la politica. Prezzolini chiedeva e si chiedeva rivolgendosi, appunto, al “Principe” di Machiavelli: “Forse il cristianesimo risponde a domande intellettuali?”.
E la contemporaneità di Machiavelli si ripropone nella voce di Prezzolini che non può restare a margine di un dibattito più articolato tra politica e cittadinanza. Perché è proprio nel suo esilio che Prezzolini rilegge il fiorentino delle lettere e dei linguaggi politici. Lontano dal Regime propone Machiavelli come il vero “apostolo rinnegato dagli uomini del suo tempo” considerandolo come “il più grande pensatore politico dopo Aristotele”.