Una mattina, Cal Donley si sveglia su una collina a una estremità di un cilindro lungo trenta chilometri, e scopre di essere sporco di sangue che non è suo. Un’occhiata al computer da polso gli dice che sono le cinque e cinquantuno del 12 aprile 2156 e il guaio è che i suoi ricordi risalgono fino al 2143, lasciando così una dozzina di anni del suo passato nel buio più completo. Con l’aiuto del computer da polso (che fra l’altro risponde al nome di Vincent), chiarisce alcuni punti; è ingegnere di sistemi computerizzati, si trova sulla colonia orbitale Dedalus, lavoro al lancio dell’astronave generazionale Vittoria, ma… anche sua moglie resta per lui una specie di estranea. Quando poi, nella sua lenta ricerca di un passato che gli sfugge sempre più dalle dita, scopre che sulla Terra ogni altro essere umano è stato ucciso da una misteriosa epidemia, e che intorno a lui succedono troppi incidenti (sempre fatali), per Cal Donley è veramente troppo. Ma per l’incubo è solamente la battuta di inizio.