A Casa di Lucia | LA VERA STORIA DI HACHIKO
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LA VERA STORIA DI HACHIKO

Hachiko, è una vera storia di fedeltà tra l’uomo e il suo fido.

“Hachi” in giapponese significa “otto” e “ko” è segnale di grande rispetto.

Leggendo il libro “Hachiko, una storia d’amore e amicizia” della scrittrice Lesléa Newman si percepisce già dall’inizio il valore e il senso dell’amicizia, della lealtà del cane verso il suo papà umano, della tenacia con cui il padrone lo seguirà, e proverà ad insegnargli a riportare indietro la palla.

Ed infatti quella stessa palla il suo cane proverà a dargliela proprio la mattina del loro ultimo incontro e cercherà quasi in ogni modo di trattenere il padrone per non farlo andar via di casa.

Il professore si reca a lavoro e a seguito di un malore muore. Hachiko tutti i giorni resta alla stazione in attesa del suo padrone. La figura di Hachiko inizia ad attirare l’attenzione dei media e la sua storia fa il giro del paese. Nessuno riesce a portarselo a casa neanche la figlia del professore col nipote. Vive con il cibo che gli dona la gente vicino alla stazione che ormai è affezionata a quel cucciolo che aspetta il suo padrone inutilmente.

La vedova del professore si allontana dalla città per dimenticare e dopo 10 anni torna a fare visita alla tomba del marito e incontra il cane vecchio, infreddolito e in procinto di morire. Prima di attraversare il ponte dell’arcobaleno Hachiko rivede la sua vita con il suo padrone e sogna di incontrarlo nella sua nuova dimensione.

E’ un libro che si legge tutto d’un fiato, ma lascia un dolore che fa male per sempre.

Hachiko ha anche la sua versione cinematografica con protagonista Richard Gere che narra la vera storia del cane che venne salvato e adottato dal professore Hidesaburo Ueno, un agronomo dell’Università di Tokyo, che viveva a  Shibuya. Hachiko aveva l’abitudine di accompagnare Ueno ogni mattina fino alla stazione, dove prendeva il treno per andare a lavoro. E ogni sera, alle cinque del pomeriggio, Ueno ritrovava il cane fuori dalla stazione, dove era rimasto ad attenderlo. Ma purtroppo il 21 maggio 1925, Ueno morì in università, a causa di un ictus. Da quel giorno Hachiko continuò ad attenderlo al solito posto per giorni, che divennero mesi e poi anni, ben dieci anni.

L’8 maggio 1935 Hachiko morì; ormai era diventato amico di tutti e la notizia venne trasmessa dai maggiori quotidiani e dai telegiornali e il Giappone si rattristò per la perdita di un grande amico. Fu seppellito nel cimitero di Aoyama, accanto all’uomo che non aveva mai smesso di aspettare.

Quello che a tutti noi resta del piccolo Hachiko è la statua in suo onore che si trova in Giappone vicino alla stazione di Shibuya.



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