31 Mar E’ PASQUA: Rivivi i luoghi di Gesù in Palestina
“Persino le piramidi un giorno spariranno, ma non il desiderio dei Palestinesi per la loro terra.” (Eduard Shevardnadze)
Questa striscia di terra è la Terra Promessa da Dio al popolo ebraico, la Terra Promessa ad Abramo e alla sua discendenza; è la terra in cui è nato, morto e risorto Gesù.
Questa terra “santa” per gli ebrei, per i cristiani, per i musulmani, è abitata da uomini e donne che hanno conosciuto, e conoscono ancora oggi, drammatici momenti di rifiuto e d’intolleranza, connotati da incomprensibili e inaccettabili violenze. Per questo Israele tenta oggi – attraverso esperienze di rinascita e di dialogo fra popoli e culture – di ispirare nuova speranza alle generazioni future che vivono in questa landa di terra, spesso desolata.
La “Terra contesa” da Egizi e Nabatei, Fenici e Filistei, Greci, Romani, Bizantini, che – insieme a israeliti, musulmani, cristiani – sono stati, più o meno tutti, nei secoli, desiderosi sia di dominare una strategica porta commerciale sul Mediterraneo, sia di sfruttare le ricche miniere di rame e i terreni fertili della valle del Giordano.
È necessario studiare bene questo paese così complesso e antico, per comprenderne la geografia, il territorio e il clima, per capire situazioni che a noi “stranieri” risulterebbero altrimenti complesse.
Paesaggi desertici e colline verdeggianti fanno da sfondo a strepitosi siti archeologici e a un’eccellente rete di servizi che rendono agevole la visita di luoghi dove il passato convive con un brillante e innovativo futuro.
Nel 1893, una giornalista partenopea – Matilde Serao – decise di intraprendere un viaggio proprio in Palestina, affascinata e attratta da questa terra. Da questo viaggio ne nacque uno splendido libro: “Nel paese di Gesù”.
Con la sua profonda sensibilità e il suo sguardo romantico fece sì che il suo racconto divenisse pura poesia lirica, ricca di immagini, sensazioni, profumi, colori, personificazioni di luoghi che esplodono proprio a Gerusalemme.
Qui, dopo aver visitato il Giardino del Getsemani che alla fine interpella personalmente con lo stile del Tu, tipico degli inni sacri (“tu hai udita la parola, tu hai visto le lacrime, tu sei più sacro a noi, di ogni sacro posto: e niuno può accostarsi a questi secolari ulivi, senza tremare”) comincia il cammino della Via Dolorosa.
Rileggendo la sua lunga descrizione, ci si immerge con gli occhi e con l’anima, non solo in quel mondo che agli albori del XX sec. si mostrava ancora così esotico, ma contemporaneamente in una dimensione sacra. Il presente si intreccia continuamente con un passato così carico di intensità che è sempre lì, tra l’affascinante confusione dei bazar e dei costumi arabi.
In alcuni punti sembra che la scrittrice napoletana sia tra le donne di Gerusalemme che seguono Gesù fino al luogo della crocifissione e, riprendendo i versi dello Stabat Mater, sembra come se la sua anima tremi e soffra insieme a quella del Cristo (Fac me vere tecum flere, Crucifíxo condolére donec ego víxero – Accanto alla Croce desidero stare con te,
in tua compagnia, nel compianto). Il suo sguardo, ricorda quello di un’altra grande pellegrina, Egeria (IV sec.), così come ricorda lo sguardo e la sensazione di tutti i pellegrini che da secoli ripercorrono spiritualmente e fisicamente la Via Dolorosa.
Ripercorre luoghi cari alla religione cristiana, pur avvertendo la mescolanza tra ebraismo e islam, in un melange di riti e tradizioni antiche millenni che concorrono a stordirla e affascinarla sempre di più.
Ho personalmente immaginato la Serao passeggiare per le strade di Gerusalemme mentre mangiava dei falafel, che in Palestina si trovano ovunque, preparati al momento all’angolo di ogni strada. E poi anche dei fatayer, dei fagottini di carne o spinaci, altro piatto palestinese per eccellenza. La sera, stanca dei tour giornalieri, assaporava nel suo alloggio il mansaf, che è uno dei piatti più palestinesi che ci siano.
Perché?
Perché trovandosi ormai a “convivere” da anni, molti piatti come humus o falafel, si trovano da entrambi i lati del muro, mentre questo no, perché non rispetta le regole dell’alimentazione kosher, che vieta il consumo di carne e di latticini nello stesso pasto, che non vanno nemmeno cucinati o lavorati insieme. E nel mansaf c’è la carne di agnello o di capretto con il formaggio di capra o di pecora.
«Non si può bagnare la carne del figlio con il latte della sua mamma».
E proprio per le strade di Gerusalemme – città santa senza pace – l’ho immaginata visitare il Santo Sepolcro, camminare tra l’odore dell’incenso che si mescola ai canti, ai sussurri e alle preghiere delle migliaia di fedeli che ogni giorno visitano questo santuario cristiano, immersi nella luce soffusa delle candele.
Incamminarsi su per il Monte degli Ulivi, luogo descritto nella Bibbia in diversi passaggi: l’ultima preghiera di Cristo, l’arresto del Messia o le sue prediche ai discepoli. Considerata la sacralità del luogo, il Monte degli Ulivi di Gerusalemme è costellato di chiese che rievocano tutti questi passaggi. La Grotta del Getsemani, dove Giuda tradì Gesù, il Sepolcro di Maria, dove fu sepolta la Vergine, la Chiesa di Maria Maddalena, famosa per le sue torri d’oro e la Chiesa di tutte le Nazioni, la più venerata per aver rappresentato il luogo in cui Gesù pregò per l’ultima volta.
E dopo questo splendido viaggio non ci resta che augurare ad ogni nostro lettore una Santa e Serena Pasqua:
Pasqua è il simbolo del Rinnovamento, della Gioia e della Rinascita in questo giorno per tutti un po’ speciale, ti auguro di trasformare i tuoi sogni in una splendida realtà, per sorridere ai giorni avvenire con quella gioia nel cuore che solo le cose autentiche e genuine sanno donarti.
(Stephen Littleword)
Per vivere la Pasqua con noi, ri rimandiamo agli articoli dedicati al fil rouge pasquale, tra romanzi, sapori e curiosità:
https://www.acasadilucia.org/2024/03/25/il-vangelo-secondo-gesu-cristo/
https://www.acasadilucia.org/2024/03/29/sua-maesta-la-pastiera/
https://www.acasadilucia.org/2024/03/27/gesu-di-nazareth-morte-e-resurrezione/