A Casa di Lucia | UN CANTO SALVERA’ IL MONDO
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UN CANTO SALVERA’ IL MONDO

«La musica è la più impalpabile e immateriale delle Arti, non è barattabile, può essere trasmessa e non può essere trafugata, né confiscata, né distrutta».

Come scrisse il violinista ebreo polacco Jerzy Rajgrodzki: “Nei Lager i canti servirono a uno scopo per noi rivoluzionario. Ci incoraggiavano a continuare la nostra lotta per vivere e a trovare la via della salvezza.”
Per fare musica ci vuole l’anima. Nel 1938 nel lager di Dachau l’austriaco Herbert Zipper, con l’aiuto di deportati falegnami, costruì 14 strumenti musicali e assemblò un’orchestra clandestina che la domenica pomeriggio si esibiva in una latrina inutilizzata del campo. Ma ci sono anche le partiture cucite nella fodera del cappotto, quelle nascoste nella biancheria sporca delle infermerie, i concerti scritti sui sacchi di juta per la spalatura del carbone, i fili dei freni delle jeep usati come corde per violini e chitarre, gli inni religiosi segnati sul terriccio dei campi di patate durante i lavori forzati che la sera venivano ricostruiti a memoria in camerata e stesi sulla carta igienica.
Da più di trent’anni Francesco Lotoropianista, compositore e direttore d’orchestra, recupera la musica scritta nei Campi di concentramento e nei luoghi di cattività militare e civile tra il 1933, anno dell’apertura del Lager di Dachau, e il 1953, anno della morte di Stalin e graduale liberazione degli ultimi prigionieri di guerra detenuti nei Gulag sovietici. Nel saggio Un canto salverà il mondo Lotoro racconta la sua ricerca, che con un lavoro di recupero, studio, revisione, archiviazione, esecuzione e registrazione ha portato alla costruzione di un archivio di ottomila partiture, tutte opere di musica concentrazionaria. Oltre alle partiture, Lotoro ha ritrovato diecimila documenti di produzione musicale nei campi (microfilm, diari, quaderni musicali, registrazioni fonografiche, interviste a musicisti sopravvissuti) e tremila pubblicazioni universitarie, saggi di musica concentrazionaria e trattati musicali prodotti nei Campi.
Un libro-testimonianza per ripercorrere tutto il senso e l’ampiezza della missione: la valorizzazione di un patrimonio intellettuale e morale immenso.
Da Budapest a Praga, da Tel Aviv a Shanghai: nel libro si è sempre in viaggio, alla ricerca di personaggi e fonti di luce. Aneddoti, difficoltà, speranze e molti incontri straordinari.
La musica prodotta in cattività, ribadisce Lotoro, “aveva poteri taumaturgici, rovesciava letteralmente le coordinate umanitarie dei siti di prigionia e deportazione, polverizzava le ideologie alla base della creazione di Lager e Gulag. Forse non salvava la vita, ma sicuramente questa musica salverà noi.”

 



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