A Casa di Lucia | “La donna degli alberi” di Lorenzo Marone
32785
post-template-default,single,single-post,postid-32785,single-format-standard,theme-bridge,bridge-core-1.0.2,no-js,woocommerce-no-js,ajax_fade,page_not_loaded,,vertical_menu_enabled,qode-title-hidden,side_area_uncovered_from_content,transparent_content,columns-4,qode-theme-ver-18.0.4,qode-theme-bridge,disabled_footer_top,wpb-js-composer js-comp-ver-5.7,vc_responsive

“La donna degli alberi” di Lorenzo Marone

La donna degli alberi” l’ho iniziato una mattina di luglio, salita su un treno. È un testo intimo, riflessivo… L’incipit per me è stato a dir poco spiazzante, l’ho riletto diverse volte come per tenerne l’eco per tutto il viaggio di andata…

“Sono stata donna in fuga.In me c’era l’inquietudine della partenza, la vulnerabilità del sopravvissuto, camminavo con il passo spezzato. Mi costruivo le ritirate che non ho preso, ho accettato gli allontanamenti che non ho scelto, ho accolto chi è entrato nella mia vita per evadere dalla sua, sono stata fuggiasca e non vincitrice, rincorsa ma perdente. Ora inseguo l’amor proprio, coltivo il piccolo ambizioso progetto di non restare dove non c’è amore. Mi ritaglio lo spazio per ripassare le mie mancanze, e mi affanno a farmi trovare preparata spettatrice del minuscolo che accade. Mi propongo di mantenere inviolata la fame di vivere pienamente. In armonia con quello che c’è, con chi c’è. Cerco la fede senza fede.”

È poesia espressa in prosa. Così personale e allo stesso tempo universale da sembrare un canto Navajo eterno e ancestrale. Immersa nella Natura, una donna fuggita dalla città ritrova se stessa e il senso della sua vita, ritrova la fede in qualcosa, attorniata da personaggi i cui stessi nomi ne definiscono il ruolo, non solo per lei ma per la stessa comunità dalla quale emergono.

Si rallenta il ritmo, leggendo, ci si sente insetto, goccia di pioggia, foglia mossa dal vento. Si percepisce ogni odore e sapore come fosse reale. E ci si trova in difficoltà a tornare alla realtà quando la lettura viene interrotta. Partendo dall’infinitamente piccolo si raggiunge la consapevolezza dell’infinitamente grande: la missione di lasciare un segno del nostro passaggio su questa Terra, un ponte che traghetti al futuro, una speranza in esso.

Nel nome un destino, sarà proprio il conferimento di questo nome a segnarlo. Per la prima volta identificata, la donna riprenderà il suo cammino, finalmente libera. E in questa libertà vivrà la sua scelta.

L’ennesimo gioiello di un autore che non mi stanca mai.

Per assaporare l’atmosfera della montagna ed immergersi nella sua magia, vi rimandiamo a questo articolo:

https://www.acasadilucia.org/2022/01/03/fiabe-delle-dolomiti/



× Ciao!