A Casa di Lucia | – 13 AL NATALE: IL PRESEPE
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– 13 AL NATALE: IL PRESEPE

Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.

Salvatore Quasimodo

Con questa bellissima poesia Salvatore Quasimodo ci racconta la magia del Natale attraverso il Presepe.

Tra i simboli per eccellenza del Natale, c’è sicuramente il Presepe. Ma da dove arriva l’antica tradizione del Presepe?

I primi a descrivere la Natività furono gli evangelisti Luca e Matteo: nel loro racconto c’è l’immagine di quello che poi nel Medioevo è diventato il “praesepium“, dal latino “mangiatoia”.

Il presepe che tutti conosciamo, però, si deve alla volontà di San Francesco d’Assisi. L’idea di far rivivere, in uno scenario naturale la nascita di Gesù Bambino, era venuta al Santo d’Assisi nel Natale del 1222, quando allestì il primo presepe vivente della storia: i frati con le fiaccole illuminavano il paesaggio notturno e all’interno di una grotta fu allestita una mangiatoia riempita di paglia con accanto il bue e l’asinello, ma senza la Sacra Famiglia.

Il primo presepe con tutti i personaggi risale, invece, al 1283, per opera di Arnolfo di Cambio, scultore di otto statuine lignee che rappresentavano la Natività e i Re Magi. Questo presepio è, oggi, conservato nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.

Da quel momento la consuetudine di allestire presepi nelle chiese iniziò a diffondersi rapidamente in tutto il Regno di Napoli.

Intorno al 1500 nacque la cultura del presepe popolare grazie a S. Gaetano di Thiene, il quale diede un decisivo impulso all’ammissione sul presepe anche di personaggi secondari. La nascita del “Figurinaio”, cioè del creatore di statuette, avvenne poi sotto il regno di Carlo III che aveva una vera passione, tanto da partecipare personalmente e coinvolgere famiglia e corte nella realizzazione e vestizione di pastori e nel montaggio dell’enorme presepe del palazzo reale.

Nel 1600 gli artisti napoletani diedero alla rappresentazione della Natività una nuova connotazione, introducendo anche scene di vita quotidiana e nuovi personaggi. Ed ecco, quindi, apparire sul presepe le statuette delle popolane, dei venditori di frutta, dei mendicanti, ecc.

A partire da questo momento gli artigiani locali incominciarono a sbizzarrirsi, dando vita a figure di vario tipo fino a raggiungere l’apice nel 1700: la meraviglia delle scene costruite con dovizia e ricchezza di particolari, la perfezione dei volti dei pastori e delle figure umane ed animali in generale.

La struttura del presepe classico presenta la grotta in primo piano, affiancata da pastori in adorazione ed Angeli, quindi il sacro monte con altri pastori accompagnati da greggi ed Angeli in volo che annunciano la buona novella, ed in lontananza il corteo dei Re Magi.

A Napoli allestire il presepe è un vero e proprio rituale, un momento “magico” che si attende tutto l’anno, e che va condiviso con tutti i componenti della famiglia. Ogni singola statuina, ogni singolo decoro, ogni luogo nascondono una simbologia, un significato ben preciso che va oltre la semplice raffigurazione della Natività.

Il manufatto eseguito secondo la secolare tradizione, non può che condurci in Via San Gregorio Armeno, nel Centro Storico di Napoli. Uno dei luoghi più famosi al mondo, meta, ogni anno, di centinaia di migliaia di turisti rapiti dal fascino senza tempo delle botteghe dei maestri dell’arte presepiale, dove è possibile trovare le più varie esposizioni di statuette, opere d’arte tradizionali e rappresentazioni più contemporanee, mentre una passeggiata durante il resto dell’anno consente di ammirare i maestri artigiani al lavoro.
Ma perché l’arte dei pastori è concentrata in questa stradina di Napoli? Leggiamolo insieme, attraverso la storia e le leggende di San Gregorio Armeno

 

 

 

L’arte del Presepe La strada, risalente all’età greco-romana, prende il nome dal complesso religioso dedicato a San Gregorio Armeno: un autentico gioiello dell’architettura barocca napoletana, composto dalla chiesa (al cui interno risalta il soffitto a cassettoni, realizzato nel 1580 dal pittore Teodoro d’Errico),

 

 

dal convento e da uno straordinario chiostro, considerato tra i più belli in assoluto di tutta la città, in cui, tra profumate aiuole di agrumi, troneggia una grande fontana di marmo con le statue settecentesche di Cristo e la Samaritana.

 

 

Durante il periodo romano lungo la strada venne costruito un tempio dedicato a Cerere, la divinità della terra e della fertilità. Secondo la leggenda era usanza donarle delle statuette in terracotta come buon auspicio per la stagione della raccolta. Sulle rovine del tempio il vescovo San Nostriano fece costruire delle terme per i poveri. Successivamente la struttura venne arricchita con la costruzione di una chiesa, dove nell’ VIII secolo vennero portate, da alcune monache guidate da San Patrizia, le reliquie di San Gregorio l’Illuminatore, patriarca di Armenia. La chiesa è conosciuta anche con il nome di Santa Patrizia in quanto, sempre secondo una leggenda, le monache che trasportavano il carro funebre della Santa si fermarono di colpo proprio dinanzi la chiesa. Questo venne interpretato come volere della vergine Patrizia. Nelle vicinanze della Chiesa di San Gregorio Armeno e delle botteghe dei presepi, l’antico culto di Cerere è ricordato da un prezioso bassorilievo, un’opera d’arte importante per Napoli, che testimonia anche l’importanza della figura femminile nella società romana.

 

 

I presepi di San Gregorio Armeno sono famosi per essere i più ricchi, vasti, particolari e decorati del mondo, un connubio tra il sacro e profano, di antico e moderno, che perdura nei secoli, per dare vita una tradizione unica e leggendaria.
Statuette, con i suoi personaggi particolari e unici che mostrano la fantasia e creatività degli artigiani. Tuttavia, la tradizione presepiale meridionale comprende specifici elementi: il paesaggio, la grotta e la Sacra Famiglia, Benino il pastorello, il vinaio o Cicci Bacco, il pescatore come San Pietro, i compari che giocano a carte, la zingara, i venditori, almeno dodici come i mesi dell’anno.

 



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