A Casa di Lucia | “Don Camillo”, di Giovannino Guareschi
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“Don Camillo”, di Giovannino Guareschi

In pochi non conoscono, anche solo di nome, Don Camillo e Peppone, gli acerrimi nemici-amici di quel mondo piccolo che vive nella Bassa vicino al grande fiume. Molti, magari, li conoscono soprattutto per gli omonimi film degli anni ’50-’60 e non possono fare a meno di associarli a Fernandel (Don Camillo) e Gino Cervi (Peppone) se solo provano ad immaginarli.

Io stessa mi sono approcciata ai libri proprio per il ricordo di quelle pellicole in bianco e nero, che riunivano la famiglia sul divano, tra risate e buoni sentimenti. Dalla libreria di mio padre, poi, “assaggiai” la penna di Guareschi con “Il compagno Don Camillo” e mi ripromisi di leggerne ancora. E così eccomi qui, ad aver letto nel corso di questi ultimi anni:

Don Camillo

Don Camillo e il suo gregge

Il compagno Don Camillo

Don Camillo e don Chichì (una volta edito col titolo “Don Camillo e i giovani d’oggi“, raccolta mancante però di alcune parti rispetto alla successiva)

Ciao, don Camillo

Sorvolando sull’intensa vita e produzione di Giovannino Guareschi e concentrandoci su don Camillo, questi racconti furono per la maggior parte prima pubblicati a puntate sul “Candido” (orientativamente negli anni tra il 1945 e il 1961, quando infine la rivista chiuse) e altri quotidiani e riviste, e in seguito raccolti in otto libri, dei quali solo i primi tre pubblicati quando Guareschi era ancora in vita.

Come dice lo stesso Guareschi nel primo volume:

“L’ambiente è un pezzo della pianura padana: e qui bisogna precisare che, per me, il Po comincia a Piacenza. (…) Il Po comincia a Piacenza, e a Piacenza comincia anche il Mondo Piccolo delle mie storie, il quale Mondo Piccolo è situato in quella fetta di pianura che sta fra il Po e l’Appenino.”

Qui, in un paesino mai identificato (salvo nella prima storia dove don Camillo viene presentato come l’arciprete di Ponteratto), vivono e si muovono tanti personaggi, ma i tre principali sono: il prete don Camillo, il comunista Peppone e il Cristo Crocifisso. I primi due saranno simboli della lotta politica di quegli anni che vedeva contrapporsi il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana, ma è la voce del Cristo sopra tutte le altre quella in cui si può riconoscere il pensiero dell’autore, una sorte di voce della coscienza che, grazie al personaggio, si prende il suo spazio. Ispirato a figure sacerdotali realmente esistite, il personaggio di don Camillo ribalta la classica immagine del pretino di provincia: dal fisico imponente e dalla grande forza fisica a cui ricorre spesso per fronteggiare Peppone e i suoi, è anche un accanito fumatore di sigari e un cacciatore. Dall’altra parte Peppone, pur incarnando il modello comunista antireligioso per antonomasia, si rivela un uomo credente, che più volte cede ai princìpi della comunità rurale in cui vive mettendo in secondo piano la logica di partito. A scontrarsi sono dunque le ideologie, non le persone.

Sono storie semplici quelle narrate, paradigma dell’Italia e dei suoi cambiamenti, che nella purezza della campagna smascherano i perbenismi e le ipocrisie del nuovo ceto sociale nato in seguito al boom economico e della corruzione politica che va avvelendando gli ideali da cui la politica del dopoguerra era nata. Scorrendo i racconti si passa pian piano dall’Italia povera del 1945, quella uscita dalla guerra affamata e in macerie, alla povera Italia del 1963, l’Italia della dolce vita, ricca ma ormai ridotta al fantasma di sé, avendo ucciso tutte le sue speranze.

Si sorride, si riflette, si legge la storia come nessuno la fa studiare a scuola, ci si sente in dovere di approfondire i collegamenti alla realtà partendo da quanto di verosimile accade sulla pagina, e si osserva il grande mondo attraverso una finestra aperta su questo squarcio di terra e sulle sue passioni.

I disegni originali di Guareschi arricchiscono poi le pagine, e, sfogliandole, ci si sente parte di quel mondo, piccolo a prima vista, ma così grande dentro, così umilmente vero e concreto pur nel suo essere inventato, che, a chiudere le pagine, ci si sente come se si fosse tornati da un viaggio verso terre che si potrebbero toccare solo allungando un po’ il passo e stirando il cuore.

Per assaporare davvero il “piccolo mondo” di Guareschi, vi consiglio di seguire questi link:

https://www.acasadilucia.org/2023/08/22/sua-maesta-lerbazzone/

https://www.acasadilucia.org/2023/08/26/brescello-un-tuffo-nel-mondo-piccolo-di-guareschi/



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