A Casa di Lucia | OLOCAUSTICO
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OLOCAUSTICO

Puntando l’attenzione sul concetto di “memoria storica” e sul suo rapporto col presente, “Olocaustico” di Alberto Caviglia è un libro per riflettere sul come essa sia sempre in pericolo, in bilico sul filo della verità e del tempo. Abbraccia il genere distopico pur essendo piantato nel qui ed ora. Scritto nel 2019 e ambientato in un 2023 allora alle porte (ma ormai passato), in un periodo in cui la realtà superando l’immaginazione sembrava portare proprio in quella direzione. La direzione in cui non si ha più la capacità di distinguere tra la verità e la menzogna. La direzione in cui la manipolazione della realtà vive dell’accesso immediato ad ogni sorta di informazioni, col beneplacito di forze estremiste che da questa confusione non possono che trarre profitto. Perché chi è che decreta cosa è vero e cosa non lo è?

“Stiamo entrando in un’epoca in cui non esiste più alcuna differenza tra ciò che è vero e ciò che è inventato… l’unica cosa che non cambierà è la necessità delle persone di credere in qualcosa che le illuda di saperli distinguere. (…) Senza la verità la gente tende a diventare scettica e vulnerabile. E un uomo vulnerabile perde qualsiasi capacità di distinguere un fatto concreto da uno inventato.”

La trama ha un punto di partenza semplice: David Piperno è un ebreo romano che vive in Israele e che, pur volendo diventare un famoso regista di fantascienza, per mantenersi è costretto ad intervistare i sopravvissuti all’Olocausto per il Museo di Yad Vashem. Ma la sua leggerezza lo porterà ad osare un gesto che sconvolgerà e stravolgerà l’intera storia umana.

L’imperativo di non dimenticare è dunque messo in pericolo. Basta un gesto avventato da parte sua e una catena di eventi si mette in moto, che potrebbe portare a riscrivere l’intera storia dell’umanità.

Una lettura per partire dal passato e riflettere sul presente e ancora di più sul futuro che stiamo costruendo. Il tutto col sorriso, a volte persino col riso che scoppia. Sì, perché “Olocaustico” è anche divertente, e il sorriso o la risata che sale nella lettura di certe scene è il punto di svolta del romanzo stesso, in quanto è immediatamente seguita dal senso di colpa, dalla consapevolezza dell’argomento di cui si sta ridendo. Perché se la memoria della Shoa si basa sulle testimonianze dei sopravvissuti e se questi sopravvissuti stanno ormai morendo, la domanda è più seria di quel che si pensa: può la verità resistere alla morte dei suoi testimoni?

Scopri, attraverso il nostro blog, maggiori dettagli sul “Ghetto Ebraico di Roma”.

Segui il link: https://www.acasadilucia.org/2024/01/22/il-ghetto-ebraico-a-roma/



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