A Casa di Lucia | JOHN FANTE E LA STRADA PER LOS ANGELES
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JOHN FANTE E LA STRADA PER LOS ANGELES

Esistono scrittori in grado di raccontare l’animo umano cogliendone e descrivendone tutte le incongruenze.
È il caso di John Fante, scrittore italo-americano (8 aprile 1909 – 8 maggio 1983).
Il protagonista Arturo Bandini del suo libro “La strada per Los Angeles”, l’antieroe per eccellenza, i lettori impareranno ad amarlo e a identificarlo come alter ego dell’autore.
Il romanzo venne sistematicamente rifiutato da tutte le case editrici a cui Fante lo propose, subendo una critica forte per le immagini troppo esplicite descritte e per un modo di rapportarsi alla realtà troppo diretto, senza censure o freni inibitori, in un’epoca come gli anni ’30. Rimarrà infatti nel cassetto per circa quarant’anni fino a quando un altro autore, diverso da lui per stile e per tematiche, Charles Bukowski, un giorno si trovò in biblioteca, sfiduciato dalla pochezza letteraria ed emotiva che riscontrava nella letteratura americana a lui contemporanea, alla ricerca disperata di qualcosa che potesse fargli cambiare idea e incappò per caso in una copia di “Chiedi alla polvere” di Fante. Bukowski legge, si informa e decide di proporre (o meglio, di obbligare) la sua casa editrice, la Black Sparrow, di ripubblicare l’opera completa di John Fante.
Ed è così che ha inizio l’entusiasmo intorno alla sua opera e la riscoperta di un autore di culto.
Dan, il secondogenito di John, l’unico dei quattro figli ad aver intrapreso la carriera di scrittore, in Fante – A memoir, racconta di quando suo padre gli parlò per la prima volta di cosa vuol dire essere uno scrittore: «Non me ne frega niente se il mio lavoro è commerciale o no. Lo scrittore sono io. Se quello che scrivo è buono, allora le persone lo leggeranno. È per questo che esiste la letteratura. Un autore mette il suo cuore e le sue palle sulla pagina. Per tua informazione, un buon romanzo può cambiare il mondo. Tienilo bene in testa quando ti metti di fronte a una macchina da scrivere. Non perdere mai tempo in qualcosa in cui non credi neanche tu».


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