A Casa di Lucia | CHI E’ PULCINELLA?
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CHI E’ PULCINELLA?

“Il vostro servitore devotissimo si è fatto vecchio, ha bisogno di riposo e voi non glielo vorrete negare dopo trent’anni durante i quali vi ha servito. Da questa sera egli smette la maschera di Pulcinella, la consegna a suo figlio Antonio, che ha l’onore di presentare al rispettabile pubblico ed all’inclita guarnigione.”

Così parlò Salvatore Petito al figlio Antonio, davanti la platea, consegnandoli la mezza sola, aggiungendo poi “pe cient’ann!”.
Era la metà del XX secolo e Salvatore Petito per tutta la sua vita aveva portato in scena la maschera di Pulcinella, con grande successo.
Non sapeva Salvatore che, il figlio Antonio, nel 1876 sarebbe morto proprio sulle assi del palcoscenico del San Carlino.
A raccontare l’episodio infausto fu il grande poeta Salvatore Di Giacomo:

“Quale scena! L’infelice fu trasportato dal corridoio sul palcoscenico e qui adagiato sopra un materasso. Fra tanto un attore usciva ed annunciava agli spettatori la triste novella…”

Allievo prediletto di Antonio Petito fu Eduardo Scarpetta padre di Eduardo De Filippo: una sorta di matrioska di talenti teatrali.
Tanto più se si pensa che Eduardo De Filippo porterà in scena la maschera di Pulcinella dagli inizi della sua carriera.
Lo stesso Eduardo nel corso di una celebre intervista concessa a Franco Zeffirelli, nel 1973, ebbe dire che:

“La gestualità del popolo napoletano è nata durante il periodo delle dominazioni straniere. Questa sua grande capacità di comunicare l’ha salvato. In fin dei conti Pulcinella è la caricatura dell’uomo”.

Agli amanti delle maschere carnevalesche bisogna però essere sinceri dicendo che no, Pulcinella non nasce per mano di Salvatore Petito.
Nasce molti secoli prima, quando gli antichi romani mettevano in scena “le fabulae atellanae” e con esse il personaggio di Maccus, il servitore sciocco, progenitore appunto di Pulcinella.
Col passare del tempo Maccus viene però dimenticato, messo da parte fin quando un contadino di Acerra, dalle velleità artistiche – Puccio D’Aniello – nel corso del XVI secolo, abbandona i campi per fare il commediante.
Qui però la faccenda si complica: tanti sostengono che il primo Pulcinella post impero romano sia stato invece l’attore Silvio Fiorillo, originario di Capua ed interprete della Commedia dell’Arte, che riuscì ad approdare nelle più grandi compagnie teatrali e divenendo – così – l’antagonista di Arlecchino.
Nel ‘700, a divenire simbolo delle rappresentazioni pulcinellesche sarà il Teatro San Carlino, in quella che prima era Piazza Castello ed ora è Piazza Municipio. Il teatro, all’epoca, era approdo di commedie farsesche, divertenti, rivolte principalmente al ceto popolare.
Leggenda vuole che Re Ferdinando IV di Borbone, amasse travestirsi da lazzarone per godere della commedia.
O secondo i più maliziosi, per riuscire ad avere di prima mano, rappresentazioni eventualmente satiriche sul suo conto.
Così come accadde nel film “Ferdinando Re di Napoli” – del 1959 diretto da Franciolini – con un cast eccezionale tra cui ricordiamo: Titina de Filippo, Peppino De Filippo nel ruolo Di Re Ferdinando, Marcello Mastroianni, Vittorio De Sica ed Eduardo De Filippo nei panni – ca va
sans dire – di Pulcinella.
Nel film la maschera di Pulcinella appare come colui che prende in giro e smaschera i potenti attraverso
monologhi semiseri, intenti a divertire e ad “informare” la platea su vizi e bugie di chi si ritrova al comando.
Pulcinella non è solo questo, è anche un gran chiacchierone, motivo per cui esiste l’espressione “il segreto di pulcinella” derivante proprio dal fatto che non riesca a tener per sé nulla, nessuna notizia.
Pulcinella trae – quindi – le sue origini moderne dalla commedia dell’arte e nel corso del tempo riuscirà a farsi strada anche nell’intrattenimento per i più piccini, non solo nei teatri come il San Carlino.
Potremmo quindi affermare che Pulcinella sia nell’olimpo delle maschere Carnevalesche?
Ovviamente si, ma definirlo solo in tal modo sarebbe oltremodo riduttivo.
Ridurre Pulcinella ad una semplice maschera carnevalesca non sarebbe realistico.
Rappresenta, bensì, l’identità di una città e delle tante problematiche che deve affrontare, con il suo polimorfismo oggi smascheratore di poteri bugiardi e oppressivi, domani imbroglione, poi fornaio, contadino, ingordo perennemente alla ricerca di cibo ed espedienti.
Come ebbe a dire Eduardo:

“Pulcinella ha fatto sua la capacità di comunicare per gesti dei Napoletani, è la caricatura della natura stessa dell’uomo.”

 

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