A Casa di Lucia | “I versi satanici” di Salman Rushdie
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“I versi satanici” di Salman Rushdie

Ricordo che la prima volta che fui attirata da questo libro ero una giovane universitaria in giro per la grande Feltrinelli di Palermo: mi volevo concedere un romanzo extra rispetto a quelli per i corsi di studio e cercavo sempre autori a me sconosciuti. Quella volta gli preferii la Winterson. Ma Rushdie tornò proprio nel modulo di letteratura dei Paesi di lingua inglese, annoverato tra gli scrittori della diaspora indiana. E poi ancora lì a tentarmi in libreria. Ho aspettato molti anni prima di cedere alla tentazione e ne sono felice.

Una lettura complessa, un approccio che già alle prime pagine quasi fa desistere. Metafore, sogni, realtà, intrecci, mitologie, religioni, culture, richiami letterari. È una summa di tanti saperi, mescolati, intrecciati, rimaneggiati in uno stile che muta anche lui: dall’onirico al terreno, dall’aulico al volgare, dal materico al sublime. Ho dovuto attingere alle conoscenze accumulate nei miei anni di formazione e grazie al Cielo ho atteso a leggerlo, perché avrei compreso ben poco, e ancora adesso mi chiedo se ho compreso davvero tutto.

La religione è innalzata e dissacrata. Maometto stesso diventa un uomo innalzato prima e poi atterrato: sono veri i suoi contatti con l’unico Dio? E incontra veramente Dio o è il Male sotto mentite spoglie a suggerirgli le risposte? Davvero ha un canale privilegiato di comunicazione oppure è solo una finzione per imporre le regole che più gli fanno comodo?

Al centro di tutto la semplice vicenda di una caduta e di una trasformazione: bisogna morire per rinascere. Qui però si tratta di una rinascita dicotomica: angelica e diabolica, per fattezze e intenti. Ma è poi così semplice? Il demone cornuto è davvero l’incarnazione del Male? L’angelo portatore di luce è davvero l’incarnazione del Bene? O forse è tutto apparenza, gioco di specchi, l’uno nell’altro trasmigrati, mutati, connessi? Tra debolezze, scontri sociali, sogni, amori, al centro di tutto l’Uomo con le sue imperfezioni e l’incredibile verità che in sé racchiude la scintilla divina, quella scintilla che ha Bene e Male insieme, da cui entrambi si sono generati.

Si chiude il libro ma le immagini continuano a scorrere e le parole a risuonare: il romanzo continua dentro, si allarga alla nostra realtà, spinge a guardare diversamente la semplicità da cui siamo circondati. Se si ha la forza di arrivare in fondo, questo romanzo fa morire una parte e la fa rinascere. Angelica? Diabolica? Consapevolmente umana.

Rimandiamo alla lettura dei seguenti articoli per approfondire l’India:

https://www.acasadilucia.org/2022/03/18/sapori-dindia-i-samosa/



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